Possiamo dire che completezza e coerenza sono sopravvalutate?
Su un sentiero incerto come quello della spiritualità delle donne, con poche tracce e qualche indizio oltre a urla e confusione tutto intorno, possiamo permetterci di cominciare e non finire come ci aspettavamo, o meglio di cambiare strada perché il naso ci guida.
E allora dopo tanto tempo riapro questo spazio per raccontare una storia.
Che sia la prima o l'ultima poco importa.
C'era una volta un luogo in cui si trasmetteva conoscenza, una conoscenza così antica che nessuno sapeva quale ne fosse l'esatta origine. Il luogo era stato scelto in un tempo lontano e nel corso dei millenni aveva visto aumentare la sua forza e la sua capacità di accogliere e dare ali a chi le cercava.
Da ogni parte del mondo arrivavano donne e uomini in cammino trovandovi fratellanza e sorellanza, strumenti di connessione e autenticità.
Un giorno si decise che uomini e donne avrebbero avuto spazi di studio e convivenza separati anche se vennero mantenute occasioni, anche frequenti, di contatto, soprattutto per le feste e celebrazioni stagionali. Gli uomini si installarono su un dosso che, dal paese, si lanciava verso la valle a Sud; le donne verso la montagna nella parte a Nord, il luogo del buio che custodisce i misteri della trasformazione.
C'è stato poi un tempo in cui voci dalle valli più basse parlavano di una nuova religione, di diversi sacerdoti sostenuti dal potere che nasceva nelle città, un potere fino ad allora semplicemente ignorato. Dicevano che presto sarebbero arrivati anche nelle valli più nascoste a portare il loro culto, le loro tasse e le loro leggi, sostenuti dai loro soldati armati e allora non sarebbe più stato possibile onorare le divinità dei boschi e delle sorgenti, gli esseri senzienti che trovavano casa nelle vette e negli anfratti.
Le donne e gli uomini che vivevano sulle montagne sapevano che non era la prima volta. Già nei secoli precedenti oppressori di ogni tipo erano arrivati e se ne erano andati, spesso era stato necessario cacciarli con la forza, altre volte il potere da cui dipendevano era venuto a mancare per motivi sconosciuti e quindi erano fuggiti o erano diventati parte della comunità. Si pensò che anche stavolta sarebbe stato lo stesso e ci si preparò per un periodo di resistenza.
Non fu così. La nuova religione, a cui tutti furono costretti ad aderire pena la confisca di tutti i beni e la morte, prevedeva che solo i propri sacerdoti potessero esercitare l'arte della cura e della guarigione, prevedeva che le donne dovessero rinunciare ai loro riti notturni, ai loro contatti con gli altri esseri senzienti, ai loro culti nella natura. Obbligava le coppie a sposarsi e a non avere rapporti sessuali fuori dal matrimonio, a non attuare sistemi contraccettivi. Escludeva le donne da qualunque forma di potere sul proprio corpo e sulla propria vita. Elevava la sofferenza a dono di dio escludendo ogni forma di pietà e di sollievo indotto da erbe o trattamenti tradizionalmente conosciuti. Obbligava alla fede in una sola divinità mettendo a morte chiunque non la riconoscesse.
Da subito si accanirono sulle donne che portavano cure e sollievo al dolore indicandole come streghe, soprattutto quelle che rifiutavano il matrimonio. Di fronte alle accuse e allo stigma gli uomini dovettero decidere se schierarsi in loro difesa o se abbracciare la nuova fede sperando di trovarvi spazi per mantenere il loro credo e la possibilità di continuare a trasmettere la conoscenza. Scelsero di tentare.
Una notte terribile i soldati furono inviati nelle Case delle Donne a prenderle per incarcerarle e processarle. Una di loro, la più anziana, riusci ad arrivare alle Case degli Uomini per chiedere aiuto, si trovo di fronte una schiera di uomini vestiti di bianco che le impedì di entrare a trovare rifugio. Non furono necessarie parole, da tempo non lo erano. A lungo restarono fermi gli uni di fronte all'altra, lei e loro. Non poteva credere che stesse succedendo davvero, che per salvarsi fossero disposti a rinunciare ad una parte tanto importante della conoscenza, all'amicizia, all'amore, alla tradizione, al canto...
Scappò sulle montagne, quell'unica donna superstite. Si rifugiò in luoghi sconosciuti ai più, lasciò dietro di sé le amate figlie e ogni cosa che non poteva indossare. Attese a lungo buone notizie che mai arrivarono. Una notte, da una cima, vide fiamme in lontananza. Era il bosco sacro del Tonale che bruciava, sentiva il dolore nel profondo del proprio grembo, sempre connesso all'antica voce della terra. Sentì che con quel bosco moriva ogni speranza. Tornò in paese, di notte, non vista come sapeva fare, torno alla Casa di cui non restavano nemmeno macerie e lì restò, nei secoli, nella certezza che un giorno sarebbero arrivate donne che avrebbero ascoltato e raccontato la sua storia.
E' ancora lì e racconta, a chi vuole ascoltare, e oggi che finalmente c'è chi intende la sua voce, danza felice con le Ninfe che si raccolgono intorno alle sorgenti.
Quanto agli uomini, anche il loro tempo finì in breve, anche loro dopo poco subirono la persecuzione senza riuscire a trovare riparo. Il segno dell'abbandono delle amate non gli permette di gioire per il ritorno di chi è disposto ad ascoltare. Intorno alle loro tombe vicino alle cime delle montagne si muovono senza poter parlare o mostrare i loro volti.
Hanno bisogno forse che altri uomini parlino per loro, che altri raccontino in questi luoghi una storia troppo dolorosa perché possano trovare parole.
Su un sentiero incerto come quello della spiritualità delle donne, con poche tracce e qualche indizio oltre a urla e confusione tutto intorno, possiamo permetterci di cominciare e non finire come ci aspettavamo, o meglio di cambiare strada perché il naso ci guida.
E allora dopo tanto tempo riapro questo spazio per raccontare una storia.
Che sia la prima o l'ultima poco importa.
C'era una volta un luogo in cui si trasmetteva conoscenza, una conoscenza così antica che nessuno sapeva quale ne fosse l'esatta origine. Il luogo era stato scelto in un tempo lontano e nel corso dei millenni aveva visto aumentare la sua forza e la sua capacità di accogliere e dare ali a chi le cercava.
Da ogni parte del mondo arrivavano donne e uomini in cammino trovandovi fratellanza e sorellanza, strumenti di connessione e autenticità.
Un giorno si decise che uomini e donne avrebbero avuto spazi di studio e convivenza separati anche se vennero mantenute occasioni, anche frequenti, di contatto, soprattutto per le feste e celebrazioni stagionali. Gli uomini si installarono su un dosso che, dal paese, si lanciava verso la valle a Sud; le donne verso la montagna nella parte a Nord, il luogo del buio che custodisce i misteri della trasformazione.
C'è stato poi un tempo in cui voci dalle valli più basse parlavano di una nuova religione, di diversi sacerdoti sostenuti dal potere che nasceva nelle città, un potere fino ad allora semplicemente ignorato. Dicevano che presto sarebbero arrivati anche nelle valli più nascoste a portare il loro culto, le loro tasse e le loro leggi, sostenuti dai loro soldati armati e allora non sarebbe più stato possibile onorare le divinità dei boschi e delle sorgenti, gli esseri senzienti che trovavano casa nelle vette e negli anfratti.
Le donne e gli uomini che vivevano sulle montagne sapevano che non era la prima volta. Già nei secoli precedenti oppressori di ogni tipo erano arrivati e se ne erano andati, spesso era stato necessario cacciarli con la forza, altre volte il potere da cui dipendevano era venuto a mancare per motivi sconosciuti e quindi erano fuggiti o erano diventati parte della comunità. Si pensò che anche stavolta sarebbe stato lo stesso e ci si preparò per un periodo di resistenza.
Non fu così. La nuova religione, a cui tutti furono costretti ad aderire pena la confisca di tutti i beni e la morte, prevedeva che solo i propri sacerdoti potessero esercitare l'arte della cura e della guarigione, prevedeva che le donne dovessero rinunciare ai loro riti notturni, ai loro contatti con gli altri esseri senzienti, ai loro culti nella natura. Obbligava le coppie a sposarsi e a non avere rapporti sessuali fuori dal matrimonio, a non attuare sistemi contraccettivi. Escludeva le donne da qualunque forma di potere sul proprio corpo e sulla propria vita. Elevava la sofferenza a dono di dio escludendo ogni forma di pietà e di sollievo indotto da erbe o trattamenti tradizionalmente conosciuti. Obbligava alla fede in una sola divinità mettendo a morte chiunque non la riconoscesse.
Da subito si accanirono sulle donne che portavano cure e sollievo al dolore indicandole come streghe, soprattutto quelle che rifiutavano il matrimonio. Di fronte alle accuse e allo stigma gli uomini dovettero decidere se schierarsi in loro difesa o se abbracciare la nuova fede sperando di trovarvi spazi per mantenere il loro credo e la possibilità di continuare a trasmettere la conoscenza. Scelsero di tentare.
Una notte terribile i soldati furono inviati nelle Case delle Donne a prenderle per incarcerarle e processarle. Una di loro, la più anziana, riusci ad arrivare alle Case degli Uomini per chiedere aiuto, si trovo di fronte una schiera di uomini vestiti di bianco che le impedì di entrare a trovare rifugio. Non furono necessarie parole, da tempo non lo erano. A lungo restarono fermi gli uni di fronte all'altra, lei e loro. Non poteva credere che stesse succedendo davvero, che per salvarsi fossero disposti a rinunciare ad una parte tanto importante della conoscenza, all'amicizia, all'amore, alla tradizione, al canto...
Scappò sulle montagne, quell'unica donna superstite. Si rifugiò in luoghi sconosciuti ai più, lasciò dietro di sé le amate figlie e ogni cosa che non poteva indossare. Attese a lungo buone notizie che mai arrivarono. Una notte, da una cima, vide fiamme in lontananza. Era il bosco sacro del Tonale che bruciava, sentiva il dolore nel profondo del proprio grembo, sempre connesso all'antica voce della terra. Sentì che con quel bosco moriva ogni speranza. Tornò in paese, di notte, non vista come sapeva fare, torno alla Casa di cui non restavano nemmeno macerie e lì restò, nei secoli, nella certezza che un giorno sarebbero arrivate donne che avrebbero ascoltato e raccontato la sua storia.
E' ancora lì e racconta, a chi vuole ascoltare, e oggi che finalmente c'è chi intende la sua voce, danza felice con le Ninfe che si raccolgono intorno alle sorgenti.
Quanto agli uomini, anche il loro tempo finì in breve, anche loro dopo poco subirono la persecuzione senza riuscire a trovare riparo. Il segno dell'abbandono delle amate non gli permette di gioire per il ritorno di chi è disposto ad ascoltare. Intorno alle loro tombe vicino alle cime delle montagne si muovono senza poter parlare o mostrare i loro volti.
Hanno bisogno forse che altri uomini parlino per loro, che altri raccontino in questi luoghi una storia troppo dolorosa perché possano trovare parole.